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11 It's Alive

Il 1977 fu veramente un anno trionfale per il gruppo; all'inizio dell'anno venne presentato Leave Home ed alla fine dello stesso venne presentato
Rocket To Russia; ma l'epilogo finale fu ancora più esaltante con la mitica esibizione al Rainbow Theatre di Londra del 31 dicembre 1977 che portò all'album dal vivo It's Alive, ritenuto dalla critica uno dei più grandi live mai registrati. A nostro modesto parere, il più grande album live della storia del rock 'n' roll.

Claudio Sorge, beato lui, era al Rainbow di Londra la notte del 31 dicembre 1977 ed ha assistito all'esibizione dal vivo dei Ramones. La performance è stata descritta sul numero 2 della sua fanzine 'Teenage Lobotomy' del febbraio 1978, che costituiva per gli sparuti punks nostrani una delle rare fonti alle quali attingere. Riproponiamo su queste pagine l'intera cronaca appassionante di quel mitico concerto:

Il Rainbow è un teatro come tanti, penso, non ha nulla di speciale se non un'ottima acustica ed una logistica delle funzioni (ascolto, entrata, uscita, dislocazione bar) un poco inibente, a causa dello scuro dominante e delle mezze luci soffuse. Questa impressione era confermata al concerto dei Ramones del 31 dicembre con tanta gente colorata a strisce e cerniere che aspettava quieta l'apertura per fare in fretta gli ultimi biglietti. Coda ordinatissima, non uno sghignazzo, non una prepotenza: ma dov'era mai la famosa prepotenza dei punks? Questo è uno dei tanti luoghi comuni sul punk che l'industria della cultura cerca penosamente di sfruttare esponendosi a figuracce e falsificazioni ideologiche mostruose. Devo dire che certi vestiti, certi interventi sul corpo risultano veramente geniali, inquietanti, un gettito di creatività vibrante, pura, profondamente umile nel martoriare il proprio corpo, così eternamente esaltato invece in ogni modo positivo di rappresentazione borghese. Ancora con la platea semivuota iniziano le ostilità i Rezillos, e se questa è tra le bands più nuove emerse ultimamente dalla new wave, allora è meglio mettersi a pregare; è la terza volta che vedo i Generation X, e Billy saltella sempre allo stesso modo come un toro ottuso, profondamente in trance per la musica assordante e penetrante del suo chitarrista. La violenza aleggia ma non ti travolge, i Generation X sono in serata negativa, li rivedremo la sera seguente riscattarsi e fornire una prestazione inaudita per compattezza e combattività. Sciorinano con poca convinzione 'Ready, Steady, Go', 'Your Generation' (allentata, impacciata, noiosa), 'Wild Youth', 'Kleenex', ecc., ecc. Breve intervallo gracchiante agli autoparlanti, noi siamo in alto (la platea è in discesa sul palco), la gente non è ancora sotto i fumi del delirio, qualche solido epilettico improvvisa scatti al suono grammofonico degli 'Slaugther & The Dogs'. D'improvviso il buio, due urla roche e selvagge. Flash, prima sequenza accecante: il simbolo dell'acquila, 'RAMONES', 'one, two, three, four'... e si comincia. Il primo pezzo è Rockaway Beach poi segue Teenage Lobotomy poi una micidiale ingenua Blitzkrieg Bop, tutto di seguito è bene dirlo, come un torrente graffiante, una pulsazione interna irrefrenabile. Ormai siamo dentro, nel cuore della performance, nella quale si alternano tutti i loro maggiori hits: I Don't Wanna Walk Around With You, Glad To See You Go, Gimme Gimme Shock Treatment, poi Pinhead ed anche il '77 stava tirando gli ultimi respiri sotto i calci dei Ramones e, mentre Joey esibiva un gigantesco cartello double-face con 'GABBA GABBA HEY' e 'HAPPY NEW YEAR', ho provato dentro di me un'emozione strana ripensando per un attimo a tutto questo splendido e selvaggio '77, forse un sottile rimpianto, chissà. I Wanna Be A Good Boy ha inaugurato il '78, con la filastrocca senza senso che si recitava da bambini, arriva l'anno nuovo, voglio essere più buono, le antiche cazzate che le ombre oppressive dei genitori proiettavano dentro al tuo io indifeso. Uno sguardo al fisico dei quattro: Joey è goffo e sgusciante, Johnny e Dee Dee atletici e sfrenati, Tommy perfettamente immobile e sorridente a scatti: allucinanti. Qualche negro del servizio d'ordine impediva, per il buon rispetto della legge, lo scatenarsi cieco dei kids, ma la gioia circolava lo stesso, l'energia era reale, anche se i Ramones sembravano un po' stanchi dopo un mese di agitazioni e sputi sui palchi di mezza Gran Bretagna. Tre bis venivano opportunamente concessi agli scatenati danzatori di pogo, uno lo ricordo con nostalgia: l'attacco meraviglioso di Do You Wanna Dance?, dolce ed energica, spaccato struggente di vita americana dei primi anni '60. Molte facce note all'uscita: a parte un nugolo di insopportabili italiani, le Slits al completo vestite in modo impossibile, tre Sex Pistols annoiati ed attorniati dai fans, Mark P. ed i suoi boyfriends e, per finire, un grande bagno collettivo nella fontana del Rainbow per celebrare, secondo un rito popolare inglese, la fine del vecchio anno.

P.S. Una considerazione a freddo: i Ramones propongono le loro violenze testualmente, in altri termini i pezzi sono gli stessi, non una virgola in più del loro LP, ma l'emozione di guardarli e di sentirli è una cosa troppo grande per essere comunicata verbalmente. E' un'esperienza del corpo.